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Musica allo stato puro
ok, niubba here: vorrei regalare a mio marito un altoparlante wireless che si possa collegare al suo pc desktop, attraverso la rete di casa immagino dato che il pc non credo abbia una scheda wifi. sto dicendo un'eresia? oppure è una cosa banalissima?
Sonos é la risposta (qualità di altoparlante, WiFi), ma costano. Se vuoi bluetooth di qualità, con i limiti che dice d'Itri, vai di JBL per una soluzione economica, ma di qualità.
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Something former Jakala
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Quelli di Milano
le biblioteche di Milano hanno un nuovo portale https://biblioteche.comun... attraverso cui è possibile prenotare i libri e le altre risorse che si vogliono prendere in prestito, e andare a ritirarli direttamente nella biblioteca preferita. trabocco di gratitudine.
l'unica fregatura è che nonostante quanto abbiano scritto la mia password di accesso a MLOL continua a essere quella vecchia (il che è una fregatura perché è stata generata automaticamente e non si può cambiare). Però il fatto di poter prenotare da casa i libri e andare con calma a prenderli in biblioteca è <3 <3 <3
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.mau.
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Quelli di Milano
sapete consigliarmi, a Milano, un corso per imparare a parlare in inglese da zero? qualcosa di intensivo e focalizzato sul parlare, perché la lingua la conosco ma non so spiccicare una parola.
che abbia un prezzo ragionevole: sono disposta a fare l'investimento, perché mi serve per cambiare lavoro, ma come forse si è capito sono una poveraccia.
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Biblioteca di Alessandria
ma che libro strano e divertente "Nascita di un ponte" di Maylis de Kerangal! lei è francese, ma la storia è ambientata in un'immaginaria città della California dall'evocativo nome Coca, che il nuovo sindaco megalomane ha deciso di trasformare in una Las Vegas degli affari. e quindi ci vuole una grande opera, anzi una grandissima opera. e per essa, attorno a essa si muovono centinaia di persone, di lavoratori, di soldi, di desideri.
in tema di ponti, vi ripropongo la storia del London Bridge in Arizona. Un ponte londinese, ormai troppo piccolo per il traffico cittadino che viene smantellato e venduto a una cittadina americana in espansione e desiderosa di avere una propria attrazione. Una storia davvero americana, tra l'incredibile e l'awww https://en.wikipedia.org/... (Lake_Havasu_City)
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Mister Quokka
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intorno al ponte una dozzina di personaggi principali, su di tutti il capo cantiere che è il direttore d'orchestra della creazione del ponte; poi il gruista, la donna del calcestruzzo, i tanti operai - il sindacalista, il fuggitivo, l'immigrato dall'altro capo del mondo, la madre di famiglia, i due fratelli , la squadra dei subacquei, gli uomini lasciati a casa a Detroit; ma anche Coca è un personaggio, con la sua storia di pionieri, indiani, cercatori d'oro, con il ponte in mezzo a distanziare la città dai suoi poveri, e una élite arricchita col traffico fluviale che sta per essere spazzata via dal cambiamento.
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Biblioteca di Alessandria
"Il nuotatore" dell'ungherese Zsuzsa Bánk l'ho finito ieri e voglio subito consigliarvelo da quanto mi è piaciuto. la storia, narrata nel ricordo di una bambina, si svolge tra il 1956 e il 1964 (ho fatto il calcolo) e segue questi due bambini trascinati da un capo all'altro dell'Ungheria dal loro irrequieto padre, dopo che la loro mamma è partita per la Germania, abbandonandoli.
cosa è successo alla madre, dove si trova, perché quest'uomo non sta mai fermo e in che anni siamo sono tutte informazioni che ci vuole molto tempo e diversi trasferimenti prima di ricostruire.
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Biblioteca di Alessandria
sulla scia di "La storia del mondo in 100 oggetti", il British Museum ha pubblicato questo piccolo gioiello dedicato alla scrittura cuneiforme, il cui valore è al 50% nelle fotografie dei loro reperti e al 50% nella capacità di rendere incredibilmente importante e interessante una di quelle robe che a scuola fai alle elementari senza mai averle capite davvero. https://www.amazon.it/Cun...
per trovare il link ho scoperto che in questo periodo al BM c'è una mostra sulle divinità che sembra bellissima, Living with Gods. potrei andare a Londra solo per quello.
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Maniman
stasera in un impeto di giovanilismo sarò al Buridda per una roba di vini critici, se ho capito bene. se state, eccetera.
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Frenfit Planet
nonostante grossi problemi con la prenotazione del biglietto (NON. USATE. OPODO. MAI) che mi hanno amareggiata, sono molto contenta di andare a Madrid a fine ottobre! potrò finalmente usare il mio spagnolo, e soprattutto la mia frase preferita, quella che inizia con: "Hola. Mi nombre es Iñigo Montoya".
gente simpatica! gli spagnoli in Erasmus non sono rappresentativi. sono vivaci ma non chiassosi, sono educati e gentili, mi sono piaciuti pure i bambini. un sacco di librerie per bambini, un sacco di teatri. Malasaña il mio quartiere preferito. il centro è orribile. Lavapiès sembra Genova. è tutto salite e discese, sembra una città di mare.
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Android (i)
avete qualcosa contro coopvoce? con Vodafone sto pagando davvero troppo e volevo cambiare operatore. desiderata: almeno 3gb di traffico 4g, il minimo possibile di chiamate e sms, fino a 10€ al mese.
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Quelli di Milano
amici vengono a Milano e per questioni di mobilità devo trovare un posto dove cenare, sul tardi, intorno a Zara. avete consigli? no pizzeria, sì poveraccismo.
avrei detto gli stessi di Andreo, tipo. Darei una controllata agli orari di Amilcare però, gestione familiare e clienti fissi: non so quanto facciano tardi.
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Numerio Negidio
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Biblioteca di Alessandria
quest'anno ho scoperto una nuova passione: il Medioevo. mi affascina perché vi trovo le radici della cultura occidentale ("ah, ecco come/perché si è formata questa idea") e anche delle chiavi di lettura per il presente: le migrazioni, l'integrazione o lo scontro tra culture, la formazione di nuove élite... da autodidatta (non ricordo *nulla* di quanto fatto a scuola) leggo robe a caso, come questo libro, bello e interessante perché tratta di figure femminili di epoche molto diverse.
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milla
milla, alla fine l'hai letto Il selfie del mondo? l'ho finito ieri e non riesco a farne una recensione positiva perché la sociologa ch'entro mi rugge vorrebbe tenere fermo Marco D'Eramo e fargli i taglietti sulle dita con le pagine della sua bibliografia.
allora io ho iniziato a leggerlo fino alla parte sulla città turistica, che era quello che mi interessava. quando ho visto che era la scusa per parlare della sua dottrina del mondo l'ho momentaneamente mollato "vabbè, dai, lo finisco poi", ma mi sa che a questo punto non c'è più bisogno, lol
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milla
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Frenfit Planet
se non piove, il prossimo fine settimana vorremmo andare a Bologna, città che stranamente non ho mai visto. tenendo conto che andremmo per l'anniversario del matrimonio, e quindi saremo romantici, cosa mi consigliate di andare a vedere?
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"Abbiamo sempre vissuto nel castello" è persino migliore di "La casa degli invasati", riconosciuto capolavoro del genere "angoscia". qui non c'è nulla di soprannaturale: c'è solo la gioiosa follia dei folli e la cattiva follia dei normali.
la storia è tutta narrata da Mary Katherine, Merrycat, una diciottenne rimasta bambina che vive praticamente reclusa nella villa di famiglia insieme alla deliziosa Constance, la sorella maggiore, completamente fusa pure lei. si vogliono bene e sono felici, Mary gioca nei prati col suo gatto, Constance cucina e si prende cura dello zio invalido.
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questo mi è piaciuto *tantissimo*. "Le tre sorelle" sono Yumi, la prima, Yuxiao, la terza, e Yuyang, la settima. figlie di un funzionario di partito in un paesino di campagna, estremamente diverse per carattere e per età (la parte su Yumi e Yuxiao è ambientata intorno al 1970, quella su Yuyang dieci anni dopo), tutte lasciano il villaggio, per ambizione o per fuga, e "cadono nel vasto oceano del popolo".
ogni volta che lo aprivo, che fossi in pausa pranzo o in metro o in coda, istantaneamente mi trovavo rapita, trasportata in un mondo sconosciuto, incomprensibile, e direi anche ostile. la narrazione è scandita da proverbi contadini e soprattutto motti di spirito e citazioni di Mao (i primi due capitoli sono in piena Rivoluzione Culturale). non c'è una critica della società cinese e nemmeno del sarcasmo nella descrizione dei molti funzionari presenti nel romanzo, tutt'al più un tono sardonico a volte; ci sono momenti "umoristici" disseminati nella narrazione, ma quell'umorismo orientale che non capirò mai e mi riempie di disagio e WTF.
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ho capito che ciò che mi piace dei romanzi orientali è che non ci capisco niente. non c'è nessun terreno comune tra me e i loro personaggi - lingua, valori, musica, ritmi della vita, pasti, sentimenti: qualsiasi cosa loro la fanno diversa. per questo è così facile farsi trasportare, farsi rapire: è come un fantasy, però senza gli spiegoni.
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poi nel fine settimana ho letto, tutto d'un fiato come non mi capitava da tempo, Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy. oh, è molto più bello di quanto credessi.
adesso che stanno uscendo le recensioni di quello nuovo, mi sono sentita un po' colpevole della lacuna. probabilmente mi aveva allontanata un po' la popolarità del libro, un po' l'idea sbagliata che si trattasse di una saga famigliare, del tipo "Isabel Allende in India".
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"Foto di gruppo con signora" non è un romanzo su cui mi è stato facile formarmi un'opinione, ho dovuto pensarci un po'. metà del libro mi è piaciuto molto, un quarto gliel'avrei fatto eliminare in quanto inutile logorrea, un quarto l'ho trovato insopportabile.
l'autore fa finta di ricostruire con un metodo documentaristico parodisticamente dettagliato la vita della signora del titolo, Leni. ma il bello del libro è il resto del titolo: la foto di gruppo.
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un'altra cosa: i personaggi "politici", nel senso di "espressioni delle idee politiche dell'autore", sono adorabili perché per me tali sono le idee politiche dell'autore. ma quelli meglio riusciti, letterariamente parlando, sono i personaggi neutrali, quelli che vogliono vivere ma non vogliono nemmeno sentirsi i cattivi della storia.
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in biblioteca, mi piazzo davanti agli scaffali e sfoglio tutti i libri i cui autori sono donne OR non anglosassoni. così ho scoperto Dionne Brand, canadese di origine trinidadiana (ah!). in "Di luna piena e di luna calante" usa un espediente "genealogico": la dispersione dei discendenti di una schiava ribelle, tra Trinidad y Tobago, Venezuela, Nordamerica, Europa. un capitolo a personaggio, ognuno diverso per stile e forma. bello.
poi avrei potuto continuare a leggere della lingua chiamata "Caribbean Hindustani" ma se l'avessi fatto non avrei più letto il libro, quindi mi sono fermata. ma è stata una sofferenza!
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di "Exit West" ho sentito parlare così bene che avevo già deciso che fosse una cagata, ma dato che quando sono entrata in biblioteca era proprio lì nello scaffale delle nuove acquisizioni non ho saputo resistere. bon, è bellissimo. non mi è mai successo di leggere un libro che parlasse così bene dell'oggi e di noi, e già questo mi ha commosso; ma i due protagonisti sono personaggi davvero fantastici e tutta la storia è così ben inventata e raccontata che boh, dai, leggetelo così ne parliamo.
l'autore, Mohsin Hamid, ha scritto anche "Il fondamentalista riluttante", da cui hanno tratto un film che mi dicono essere particolarmente bello, e che vedrò quanto prima. anzi penso che cercherò un po' tutti i suoi libri, spero che siano tutti belli belli come questo.
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«Io non mi chiamo Miriam», dice di colpo un’elegante signora svedese il giorno del suo ottantacinquesimo compleanno - questa è la frase, sulla piega della copertina, che mi ha spinto a comprare questo libro. avevo capito che si trattava della storia di una donna, sopravvissuta ai campi di concentramento, che, identificata per caso con un'altra, si è trovata a viverne la vita. non è solo/semplicemente così.
solo per caso Malika, una ragazzina rom, durante il viaggio da Auschwitz a Ravensbrück si trova costretta a indossare il vestito di un'altra. solo per caso quest'altra è un'ebrea, e per sua grande fortuna il numero di matricola è quasi uguale. "Io non mi chiamo Miriam" è sicuramente un romanzo sull'orrore dei campi di concentramento, ma anche sul razzismo nei confronti dei rom che non è mai stato emendato dalla storia e che accomuna prigioniere dei campi, infermiere svedesi traboccanti di bontà, e noi, adesso, ovunque.
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Animali
vorrei portare nel giardinetto chiuso del palazzo (chiuso da siepi e cancello) una delle mie gatte, quella che vuole sempre uscire e quando la porto in giro per i pianerottoli è tutta felice. pensavo di prendere una pettorina e pian piano abituarla a portarla addosso, a scoprire l'ascensore, insomma fare le cose graduali. qui è dove mi dite se è un'idea folle.
tu prova a vedere che fa. la mia gatta è felice per le scale e la faccio uscire, ma se per sbaglio arriva al pianterreno si paralizza dal terrore e devo andarla a riprendere. penso sia una questione di abitudine del micio.
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pollinutre
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Arrivo tardi ma ti dico la mia esperienza, pettorina si (anche quella che è fatta da doppio guinzaglio, collo e petto). Piper ci si è abituata subito e il fatto di sentirsi legata la rende anche più tranquilla (ma lo è già di suo).
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ॐMàximoΩ
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