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Tutto questo parlare di ingiustizie personali e atti di violenza, mi hanno fatto pensare a quelli che subii io. Avviso subito i lettori che quello che racconterò non ha avuto, sulla mia vita, un peso eccessivo e non mi considero segnato da quanto descritto. Sono stati casi isolati, uno con un lieto fine. Tengo da parte il mondo del lavoro, che merita un discorso a parte. Magari un'altra volta.
Tutto questo parlare di ingiustizie personali e atti di violenza, mi hanno fatto pensare a quelli che subii io. Avviso subito i lettori che quello che racconterò non ha avuto, sulla mia vita, un peso eccessivo e non mi considero segnato da quanto descritto. Sono stati casi isolati, uno con un lieto fine. Tengo da parte il mondo del lavoro, che merita un discorso a parte. Magari un'altra volta.
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1) ero decisamente piccolo. 5 elementare o forse le medie, non ricordo. Andavo in bicicletta, con mio fratello, più piccolo di 4 anni, dietro, sul sellino della bici da cross, a delle sedute di ginnastica correttiva per la schiena. All'uscita della palestra venivamo fermati da un ragazzo, quello che oggi chiameremmo zingaro. Ci fermò e mi puntò un cacciavite in faccia. Voleva la mia bici. Ero spaventatissimo, mi sentivo responsabile anche per mio fratello. Dissi di no, mi opposi. Il ragazzo rimase perplesso. Ripiegò sul campanello. Voleva quello. Se lo smontò col cacciavite. Tornai a casa pieno di rabbia e paura e senza campanello. Come chiameremmo oggi quell'atto? Rapina all'arma bianca? Una ragazzata dei tanti bulli della mia città. Non ricordo nessuna denuncia. Chiederò ai miei domani.
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È una questione di educazione acquisita in famiglia o nel contesto di appartenenza, o con esperienze personali; è una questione di rispetto per l'altro, di sensibilità e di umiltà nel relazionarsi con chiunque, di modelli ricevuti o scelti. Non c'è differenza di ceto, cultura,ideologie, credo per le molestie sessuali. Tanto possono fare i genitori, soprattutto con i figli maschi, abbastanza la scuola.I media hanno distrutto molto proponendo modelli di scarso spessore. Bisogna parlarne, avere il coraggio di esporsi e confrontarsi, di mandare a quel paese chi ci dà fastidio, ormai il signorile silenzio passa per dabbenaggine. Bisogna investire sulla cultura di genere, da piccoli, sull'affettività, sulla decodifica delle proprie emozioni per imparare a capire prima le proprie e poi quelle altrui. Nelle scuole si può leggere e parlare di esperienze positive e negative nella relazione tra i sessi per confrontarsi scontrarsi e forse arrivare a capirsi, ad accettarsi e rispettarsi nel riconoscimento della propria diversità. Ebbasta con la mentalità della dominanza,della prevaricazione e del possesso spacciata per forma di corteggiamento , di forza e fighezza.
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