Ieri sono stata ad Arezzo a dare quello che spero fosse l'ultimo saluto alla mia zia più giovane (84), ridotta all'ombra di sé stessa in rianimazione, intubata, sedata e piena di aghi e tubicini ovunque. Nel sonno chimico faceva movimenti con la testa che sembravano "no", commentavamo dopo con mia cugina (sua figlia). Oggi mi sento un po' svuotata, penso a Murgia che probabilmente è stata aiutata a morire dai suoi cari e rifletto su tante cose, mentre mi sento comunque grata per la vita.