Una quarantina d'anni fa usciva "la prevalenza del cretino", una raccolta di articoli pubblicati nei dieci anni precedenti sulla Stampa. Come quasi tutti i testi che espongono l'ovvio, specie quando l'ovvio è anche agghiacciante, fu considerato una raccolta di ironie e di snobberie: invece era un libro tragico, rassegnato, disperante. Il cretino si era "liberato", nessuno osava più riprenderlo con severità, al massimo si poteva sorriderne e quindi, implicitamente, dichiararsene sconfitti.